Blog della Route di PaxChristi Bologna, da Monte Sole a Barbiana sulle Orme della Costituzione Italiana.
lunedì 4 agosto 2008
e si ritorna...
siamo tornati... route ricca di incontri, le riflessioni e gli stimoli di questi giorni hanno forse bisogno di decantare, di essere rielaborati e, perchè no, pubblicati sul blog!!! Un saluto ed un grosso grazie a tutti!
A me è successa una cosa strana: in questi giorni ho pensato di uscire dal gruppo del PD del mio paese, di cui faccio parte, perchè ho riflettuto, camminando (come voleva Eugy) e non mi va di stare in un gruppo di persone lontanissime dalla politica, che stanno lì solo per interessi personali. Beh,ieri sera torno a casa, e leggo nelle mail che anche uno dei dirigenti storici è uscito, per un motivo simile! Mi sembra un bel segno...
C’è uno strato di pensieri che sedimentano sulle esperienze, ognuno sa che, anche solo istintivamente, che la capacità di prendere il tempo giusto per parlare o raccontare interviene fortemente (insieme al contenuto) sul risultato che si ottiene. Lasciar passare troppo tempo smorza la possibilità di interagire, anticipare troppo fa perdere l’occasione. Quindi assumendomi il rischio di questo “rimbalzo” vi dico alcune cose: penso che per me sarebbe stato meglio partecipare all’intera Route anziché camminare solo due giorni, ma purtroppo non ho potuto per motivi di lavoro. Proprio come equilibrio nei rapporti con gli altri ho sentito che è finito tutto troppo presto, ho avuto scambi interessanti che avrebbero potuto continuare ancora un po’ e convivenze solo sfiorate che promettevano risvolti interessanti (nel bene e nel male). Immagino quindi che per quelli che hanno percorso la Route interamente ci siano stati incontri un po’ più approfonditi. In questo tipo di esperienze, che contengono una elaborazione fisico-atletica, nascono delle emozioni e delle sensazioni particolari che lasciano dei ricordi e dei rapporti intensi fra le persone. Questo è un lato sicuramente importante del percorso, ma a me ne interessa anche un altro: quello della condivisione del progetto. Mi piacerebbe sapere se per voi lo stesso tipo di fatica fisica ha prodotto una relazione in più tra il partigiano della stella rossa e don Milani oppure no, se i piani erano e rimangono differenti o se la salita non incida sul pensiero condiviso ecc. Ciao Andrea Anselmi – Berretti Bianchi ,Correggio
Ciao Andrea, è molto bello quello che hai scritto, e anche io sento che alcune cose di questa route verranno fuori col tempo, lasciandole sedimentare. Per me il rapporto tra Don Milani e il partigiano era già forte, perchè entrambi si sono impegnati a fondo per qualcosa di grande, e in questi giorni di fatica si è rinforzato ancora.Per questo entrambi sono da ammirare; entrambi hanno smosso le coscienze, nel loro campo, anche se in anni e contesti molto diversi. Io ho ancora qualche problema a conciliare la violenza col messaggio di nonviolenza portato da Cristo, e non riesco a dire se i partigiani facevano bene a sparare. Certo, istintivamente verrebbe da dire di sì, ma poi penso che Gesù ha sempre condannato la violenza. Non so, questo è un interrogativo che non ho risolto alla route, ma sul quale continuerò a riflettere. La mia mente è totalmente favorevole ai partigiani, ma la mia coscienza a volte mi frena. A presto
Il tema della nonviolenza è molto interessante,e capisco la tua difficoltà. Nel mio percorso non ho nemmeno potuto contare sull'"aiuto" di Gesù Cristo. Io provengo da una famiglia di braccianti-mezzadri-operai comunisti, è stato difficile aderire alla scelta nonviolenta senza smentire le scelte precedenti. il punto di svolta l'ho avuto quando ho sentito un intervento di quello che sarebbe poi diventato un amico e compagno di lotta, che diceva "io sono un comunista nonviolento". può sembrare banale ma mi serviva una spinta , quella spinta lì per poter cominciare a leggere e studiare le concomitanze fra nonviolenza e comunismo. Per poter calibrare meglio le mie scelte. Ho passato diverso tempo a combattere con le mie reticenze e a misurare le scelte con difficoltà. Non che adesso abbia distillato la verità, però ho qualche idea in più. Per quanto riguarda i partigiani ad esempio vorrei usare la loro lotta per partire da un passo avanti, vorrei usare le loro esperienze per non dover ripartire da zero, per non trovarci di nuovo in uno scontro armato. La violenza non è solo scontro armato, in ogni caso quando si tratta di conflitti è importante riconoscerli. Una cosa piccola che ho imparato ad esempio è che combattere le ingiustizie è sempre preferibile alla indifferenza anche se la lotta è violenta, penso però che l’essere umano abbia il dovere di tentare il percorso nonviolento e soprattutto abbia il dovere creare situazioni che consentano poi tale applicazione. Ciao Andrea BB
4 commenti:
A me è successa una cosa strana: in questi giorni ho pensato di uscire dal gruppo del PD del mio paese, di cui faccio parte, perchè ho riflettuto, camminando (come voleva Eugy) e non mi va di stare in un gruppo di persone lontanissime dalla politica, che stanno lì solo per interessi personali. Beh,ieri sera torno a casa, e leggo nelle mail che anche uno dei dirigenti storici è uscito, per un motivo simile!
Mi sembra un bel segno...
C’è uno strato di pensieri che sedimentano sulle esperienze, ognuno sa che, anche solo istintivamente, che la capacità di prendere il tempo giusto per parlare o raccontare interviene fortemente (insieme al contenuto) sul risultato che si ottiene.
Lasciar passare troppo tempo smorza la possibilità di interagire, anticipare troppo fa perdere l’occasione.
Quindi assumendomi il rischio di questo “rimbalzo” vi dico alcune cose:
penso che per me sarebbe stato meglio partecipare all’intera Route anziché camminare solo due giorni, ma purtroppo non ho potuto per motivi di lavoro. Proprio come equilibrio nei rapporti con gli altri ho sentito che è finito tutto troppo presto, ho avuto scambi interessanti che avrebbero potuto continuare ancora un po’ e convivenze solo sfiorate che promettevano risvolti interessanti (nel bene e nel male).
Immagino quindi che per quelli che hanno percorso la Route interamente ci siano stati incontri un po’ più approfonditi.
In questo tipo di esperienze, che contengono una elaborazione fisico-atletica, nascono delle emozioni e delle sensazioni particolari che lasciano dei ricordi e dei rapporti intensi fra le persone. Questo è un lato sicuramente importante del percorso, ma a me ne interessa anche un altro: quello della condivisione del progetto. Mi piacerebbe sapere se per voi lo stesso tipo di fatica fisica ha prodotto una relazione in più tra il partigiano della stella rossa e don Milani oppure no, se i piani erano e rimangono differenti o se la salita non incida sul pensiero condiviso ecc.
Ciao Andrea Anselmi – Berretti Bianchi ,Correggio
Ciao Andrea, è molto bello quello che hai scritto, e anche io sento che alcune cose di questa route verranno fuori col tempo, lasciandole sedimentare. Per me il rapporto tra Don Milani e il partigiano era già forte, perchè entrambi si sono impegnati a fondo per qualcosa di grande, e in questi giorni di fatica si è rinforzato ancora.Per questo entrambi sono da ammirare; entrambi hanno smosso le coscienze, nel loro campo, anche se in anni e contesti molto diversi. Io ho ancora qualche problema a conciliare la violenza col messaggio di nonviolenza portato da Cristo, e non riesco a dire se i partigiani facevano bene a sparare. Certo, istintivamente verrebbe da dire di sì, ma poi penso che Gesù ha sempre condannato la violenza. Non so, questo è un interrogativo che non ho risolto alla route, ma sul quale continuerò a riflettere. La mia mente è totalmente favorevole ai partigiani, ma la mia coscienza a volte mi frena.
A presto
Il tema della nonviolenza è molto interessante,e capisco la tua difficoltà. Nel mio percorso non ho nemmeno potuto contare sull'"aiuto" di Gesù Cristo. Io provengo da una famiglia di braccianti-mezzadri-operai comunisti, è stato difficile aderire alla scelta nonviolenta senza smentire le scelte precedenti.
il punto di svolta l'ho avuto quando ho sentito un intervento di quello che sarebbe poi diventato un amico e compagno di lotta, che diceva "io sono un comunista nonviolento". può sembrare banale ma mi serviva una spinta , quella spinta lì per poter cominciare a leggere e studiare le concomitanze fra nonviolenza e comunismo. Per poter calibrare meglio le mie scelte.
Ho passato diverso tempo a combattere con le mie reticenze e a misurare le scelte con difficoltà. Non che adesso abbia distillato la verità, però ho qualche idea in più. Per quanto riguarda i partigiani ad esempio vorrei usare la loro lotta per partire da un passo avanti, vorrei usare le loro esperienze per non dover ripartire da zero, per non trovarci di nuovo in uno scontro armato.
La violenza non è solo scontro armato, in ogni caso quando si tratta di conflitti è importante riconoscerli. Una cosa piccola che ho imparato ad esempio è che combattere le ingiustizie è sempre preferibile alla indifferenza anche se la lotta è violenta, penso però che l’essere umano abbia il dovere di tentare il percorso nonviolento e soprattutto abbia il dovere creare situazioni che consentano poi tale applicazione.
Ciao Andrea BB
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